Il triangolo del piacere

Il triangolo del piacere
Il triangolo del piacere 5 1 Anonymous
isabelle allende

Isabel Allende

Leggere e mangiare sono due piaceri che uniti danno vita ad una bomba di voluttà. In un rapporto di reciproco stimolo, il legame tra queste due passioni è molto più forte di quanto pensiamo. Quante volte in un libro, leggendo di un piatto o della descrizione di un gustoso banchetto, sentiamo che un piacere crescente e incontrollabile s’impadronisce di noi. E così per una strana e misteriosa alchimia, la lettura si fa gusto e il cibo diventa cultura. Tutto è cominciato così, con queste parole che spavalde dichiarano il rapporto voluttuoso che esiste tra cibo e letteratura, due piaceri strettamente implicati con il sesso, in un triangolo i cui vertici intrattengono una relazione transitiva, dove se (la letteratura) è in relazione con (la cucina), e b è in relazione con c (il sesso), a, allora, è in relazione con c. Schema che si ripete nel libro di Isabel Allende Afrodita (1997) che mettendo insieme racconti, ricette e altri afrodisiaci, afferma senza alcun inibizione e senso di colpa, il piacere assoluto del cibo, del sesso e della letteratura. Piacere che si amplifica spropositatamente quando i tre angoli confluiscono in uno solo, fondendosi tra di loro. Il libro della Allende trasuda di amore per il piacere carnale;  con rimpianto evoca  i fastosi banchetti romani, strabordanti di leccornie di ogni genere, annaffiati da vini di prima qualità, al cui intrattenimento ci pensavano gladiatori e fenomeni da baraccone, alle prese con piaceri che oggi chiameremmo perversioni. Prima che l’avvento del cristianesimo e del medioevo spazzasse via tutto e diffondesse quella morale  che se da un lato ha garantito i diritti a milioni di persone, dall’altro ha contribuito a rendere la nostra vita più infelice. E se nel Medioevo occidentale il corpo era oscurato da un’anima che per meritarsi la grazia divina doveva rinunciare ad ogni manifestazione fisica, in quello orientale, per esempio nella letteratura giapponese dell’XI secolo, abbondano i racconti in cui l’erotismo occupa un ruolo di primo piano ed il corpo riacquista centralità e dignità, perché  veicolo di emozioni. Nel racconto Morire di profumo, di Lady Onogoro, una donna per vendicarsi dell’infedeltà del suo amante lo conduce nella stanza di miscelazione dei profumi con il pretesto di creare una fragranza speciale per il loro amore. In realtà, la donna, alterando i dosaggi delle varie essenze, provoca nell’uomo un vortice di emozioni negative dall’effetto autodistruttivo. Il ginestrone lo scoraggia, la clematide lo confonde, la mela cotogna lo convince di essere sporco, la senape lo rende malinconico, il trifoglio lo tormenta con l’invidia, la rosa selvatica lo convince di essere pazzo, il castagno gli suscita apatia, non curandosi più di vivere o morire, preferendo comunque la morte. Per porre fine alle sue sofferenze, implora l’amante di somministrargli una dose letale  e l’amante mossa da compassione, gli lascia cadere una goccia di aconito sulla lingua. Un altro racconto di Lady Onogoro è Il pesce freddo, questa volta il senso esaltato è il tatto. Hanako, una bella ed ingenua fanciulla, ha un fidanzato un tantino schizzinoso che le impone, prima di qualsiasi contatto fisico, di assisterla mentre si lava per accertarsi che la depilazione sia integrale e che ogni millimetro della sua pelle sia lavato. E nonostante ciò, preferisce fare l’amore indossando un paio di guanti. Nel giardino della giovane c’e uno stagno che ospita una carpa. Spesso Hanako, seduta sulla riva, la chiama per giocare insieme. Una notte, umiliata dall’ennesima ispezione igienica del fidanzato, Hanako scoppia a piangere sulle rive dell’acquitrino; la carpa, che non esita a soccorrerla, comincia a succhiarle le dita mentre sfiorano l’acqua. Hanako, colta da un piacere inaspettato ed irrefrenabile, immerge l’altra mano ed i piedi. Con metà del corpo ricoperto dall’acqua, il pesce comincia ad accarezzarle il ventre con le squame; Hanako si lascia trasportare scoprendo un piacere nuovo, sublime, mai provato con nessun altro uomo, fino ad abbandonarsi al sonno, felici, sotto lo sguardo delle stelle. Questo bellissimo racconto oltre ad esaltare come con il solo tatto si possa vivere una subliminale esperienza sessuale, senza alcuna penetrazione, allo stesso tempo celebra i poteri afrodisiaci del pesce. Vi ricordate della bouillabaisse? L’abbiamo cucinata in occasione della special edition sulla cucina provenzale. L’Allende  ci  racconta che sia stata ideata da Venere per rendere più focose ed eccitanti le prestazioni di Vulcano. La variante cilena è nota come Zuppa di grongo, per la cui preparazione non c’è  bisogno di quell’enorme quantità e varietà di pesci previste per il piatto originale francese, ma basta semplicemente il grongo, questa grossa anguilla dei mari del Nord. Il procedimento ce lo illustra Neruda nella sua poesia.

Per quanto riguarda la carne l’Allende è piuttosto titubante circa i suoi poteri afrodisiaci, supportata da dati scientifici che sembrano dimostrare che i popoli la cui dieta è povera di carne siano molto più proliferi di quelli che ne fanno un abbondante uso. Ancor meno indulgente con caprini, cacciagione, conigli, maiali, agnelli, testicoli, fegato e rognone. Il rognone di bovino, dice l’Allende, ha il solo merito di salvare da un fallimento certo la cucina britannica grazie alla famosa steak and kidney pie. Un altro piatto della tradizione britannica che citerei è the king’s liver, di cui abbiamo parlato nella special edition dedicata alla English breakfast. Simon Madjumar, autore del libro a cui ci siamo ispirate, come l’Allende, ricorda che in passato il fegato era considerato la parte più buona perché considerato centro propulsore di energia e vita.

Decanta invece, a pieni polmoni, il potere erotico del pane, simbolo di fertilità. Se l’Allende cita un racconto di Maupassant, come riferimento letterario, noi ne abbiamo parlato a proposito de la Luna ed i falò di Cesare Pavese, proponendo la ricetta del Parruozzo. In entrambi i casi, l’immagine del pane è legata al mondo rurale. Nel racconto dello scrittore francese, una giovane contadina si lascia andare a pensieri proibiti mentre spia il fornaio intento a lavorare il morbido e corposo impasto; nel nostro articolo, Sacra è la terra madre e padrona, il parruozzo è citato in relazione alla cucina povera del mondo contadino di un tempo; insieme alla polenta costituiva il pasto dei nostri nonni nei rigidi inverni. Ed un altro piatto a base di pane, proposto recentemente, è l’Acquasèle, tratto dal romanzo di Ilaria Goffredo Tregua. Durante la seconda guerra mondiale, in Puglia, il pane duro veniva bagnato e poi condito con il pomodoro, l’olio e l’origano.

Caterina di Russia, invece, era ghiotta di uova, oltre che del piacere in tutte le sue declinazioni. Fu sostenitrice degli intellettuali europei del tempo, con i quali intratteneva una fitta corrispondenza. Sembra che grazie all’ausilio dei suoi ufficiali si sbarazzò precocemente del marito, potendosi così dedicare spensieratamente ai suoi amanti; ninfomane a tal punto da essersi portata al letto addirittura un cavallo. L’imperatrice russa soleva fare colazione con vodka e omelette di caviale, che fossero le uova con il loro potere afrodisiaco ad ispirarla?  D’altronde anche noi abbiamo proposto le omelette a proposito di Madame Bovary che più volte cade vittima del piacere, mandando a farsi benedire tutti i principi e i doveri morali, infedele a Charles ancora prima di sposarlo. Dopo una breve parentesi mistica, in cui sembra aver seppellito le antiche (ataviche) tentazioni, ricadrà vittima dei suoi mali(?); a questo punto ci domandiamo se tali fossero, alla luce della sfrontata difesa dell’Allende del piacere e soprattutto della sua non relazione con il peccato.

Abbiamo voluto celebrare così il nostro primo anno di vita, lasciandoci trascinare dalla spensieratezza e gioia di vivere di una grande scrittrice contemporanea che, prima ancora questo blog nascesse, aveva già intuito il legame esistente tra cibo, letteratura e sesso celebrandolo senza alcuna inibizione o preconcetto.

Direttamente dal suo ricettario:

CALIFORNIANA DI SPINACI

CALAMARI LUCULLIANI

POLLO ALLEGRO

SPUMA DI VENERE

Sono piatti molto freschi, adatti per l’estate. La californiana di spinaci è un’insalata  semplice da preparare e soprattutto salutare, prevedendo oltre agli spinaci anche la frutta e la ricotta. Abbiamo scelto poi una portata di mare ed una di carne:  i calamari luculliani, equivalenti dei calamari ripieni, con qualche piccola variazione ed il pollo allegro, reso ancora più festoso dalla presenza della pancetta.

E per concludere, il dolce, con la Spuma di Venere, un bel frullato di frutta, ideale per chiudere un pranzo in un giorno d’estate.

Californiana di spinaci

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Ingredienti

-500 gr di spinaci crudi senza gambi
-250 gr di ricotta o robiola
-3 fette di pancetta tritata
-3 cucchiai di olio di oliva
-1 cucchiaio di aceto
-sale e pepe bianco

Procedimento

Lavare e asciugare gli spanci, tritarli e unirli alla ricotta schiacciata. A parte tostare la pancetta e unirla agli spinaci.
Preparare un condimento con olio, aceto, sale e pepe e versarlo sugli spinaci amalgamare il tutto e guarnire con delle noci o arachidi tostati.
Servire.

Calamari Luculliani

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Ingredienti

-4 calamari di medie dimensioni
-250 gr di spinaci bolliti
-mezza tazza di latte
-2/3 fette di pane raffermo senza crosta
-1 rosso d’uovo
-3 cucchiai di olio evo
-2 cucchiai di burro
-1 cucchiaio di scalogno tritato
-sale e pepe q.b.

Procedimento

Mettere le fettine di pane in ammollo nel latte. In una padella far soffriggere lo scalogno con sale e pepe e unire gli spinaci, aggiungere il pane completamente sfatto e il rosso d’uovo, mescolare bene e aggiungere i tentacoli dei calamari sminuzzati insieme al burro. Far cuocere per 5 minuti mescolando fino ad ottenere un impasto omogeneo. Farcire i calamari, chiudere con uno stuzzicadenti e riporli in una pirofila con olio e una spruzzata di vino bianco, cuocere in forno preriscaldato a 200º per 15/20 min c.ca.

Pollo allegro

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Ingredienti

-8 cosciotti di pollo
-2 cucchiai di olio evo
-2 fette di pancetta affumicata tagliata a pezzettini
-1 spicchio d’aglio
-2 pomodori grandi tagliati a rondelle
-1 cucchiaio di aceto
-1/2 chilo di spinaci freschi, le foglie
-sale e noce moscata

Procedimento

Soffriggere la pancetta e i pezzi di pollo fino a farli rosolare, unire l’aglio e l’aceto e lasciare cuocere per un quarto d’ora a fuoco basso. Trasferire il pollo in una teglia o pirofila ricoprire con le foglie di spinaci e le fettine di pomodoro. Far cuocere in forno per altri 15 minuti.

Spuma di Venere

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Ingredienti

-1 banana
-1/2 mela
-il succo di mezza arancia
-1 kiwi sbucciato
-1 chiara d’uovo
-4 cucchiai di zucchero
-1 cucchiaio di succo alla menta o liquore
-2 fettine sottili di limone
-il succo di mezzo limone

Procedimento

Sbucciare la frutta e unirla agli altri ingredienti in un frullatore (tenere da parte le fettine di limone) frullare il tutto alla massima velocità e versare in delle coppette o bicchieri, guarnire con le fettine di limone e magari qualche fogliolina di menta.

 

Prima di chiudere affidiamo a Pablo Neruda la descrizione del procedimento per la preparazione della bouillabaisse cilena:

Nel mare

tempestoso

del Cile

vive il rosato grongo,

gigante anguilla

dalla nivea carne.

E nelle pentole

Cilene

Sulla costa,

nacque la zuppa

gravida e succulenta,

Portate in cucina

Il grongo spellato,

la sua maculata pelle recede

come un guanto

e allo scoperto rimane

allora

il grappolo del mare

il grongo tenero

splende

ora nudo,

preparato

per il nostro appetito.

Adesso

prendi

dell’aglio,

e per prima cosa accarezza

questo avorio pregiato,

odora

la sua fragranza iraconda,

allora

lascia che l’aglio tritato

cada con la cipolla

avrà un colore dorato.

Nel frattempo

cuoceranno con il vapore

i regali gamberi marini

e quando saranno arrivati

al punto giusto,

quando si sarà rappreso il sapore

in un intingolo

formato dal succo

dell’oceano

e dall’acqua chiara

che sprizzò la luce della cipolla,

allora

che entri il grongo,

 e si sommerga nella gloria,

 che nella pentola

si inolii,

si contragga e si impregni.

Ora è solo necessario

lasciare che sulla pietanza

cade la crema

come una rosa densa,

e al fuoco

lentamente

consegnare il tesoro

fino a quando nella minestra si siano riscaldate

le essenze del Cile,

e sulla tavola

arrivino, sposi novelli,

i sapori

del mare e della terra

in modo che in questo piatto

tu conosca il cielo.

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