Frutti peccaminosi e fastose omelettes

Frutti peccaminosi e fastose omelettes
Frutti peccaminosi e fastose omelettes 5 1 Anonymous

flaubert

Abbiamo provato ad esordire con un romanzo meno noto e popolare, ma poi abbiamo pensato che una partenza con il botto richiedesse un’opera altrettanto eclatante, talmente eclatante che appena pubblicata fu accusata di oltraggio alla morale. Sì è lei, Madame Bovary, destinata da sempre a suscitare scandalo e indignazione, e nel lettore che l’ha premiata, rendendo il suo romanzo un vero e proprio caso editoriale, e nei tribunali che ne condannarono il comportamento peccaminoso. Quanto ognuno di noi si sente nel suo profondo Madame Bovary? Quanto di questa triste antieroina riconosciamo in noi stessi? Ho letto per la prima volta il romanzo quando ero ancora un’adolescente, lontana anni luce dal poter comprendere il complesso fenomeno del bovarismo con tutte le insoddisfazioni, le velleità, le vanità, i capricci, i sogni, le insicurezze, le bugie, gli egoismi, la vigliaccheria della Signora Bovary. Personaggio senza alcuna aspettativa, forse perché troppo noto ancora prima di leggere il romanzo, inevitabilmente condizionati da quella visione negativa in cui è avvolta la sua bellissima immagine, frutto della morbosa fama di cui è stata vittima. Di recente rileggendo la storia, la redenzione di Emma non è avvenuta. Non ricordando molto bene la trama, o fingendo di non ricordarla, ho sperato fino all’ultima pagina in un gesto che la scagionasse dalla pusillanimità che l’ha sommersa fino ad affogarla, dalla comoda e conveniente sottomissione a cui si è consegnata dal primo momento nell’illusione, ossessivamente rinnovata, di una vita migliore, utilizzando un eufemismo, perché sappiamo bene a quali faraoniche prospettive volgeva sovente lo sguardo colpevole del suo pensiero. E soprattutto in un gesto che l’affrancasse dal suo egoismo e lasciasse intravedere un briciolo di riconoscenza nei confronti di Charles, l’uomo che ha abnegato a se stesso per lei, e soprattutto rispetto alla sua bambina, Berta. Sopraffatta dall’apparenza tanto fascinosa ed ingannevole che cela la solita e repellente ordinarietà, Rodolphe e Léon non rappresentano che le illusioni di quei grandi amori che ti riempiono l’anima di gioia, garanzia di un’eterna felicità. Emma attende nel giardino, nella sua camera, nella stanza di un albergo, che gli eventi nella loro straordinaria e travolgente bellezza accadano e la liberino dall’attesa e dalla sofferenza fin lì patite. Essi però non arrivano mai, sarà il fato, la sfortuna, ma ogni volta quel qualcosa di straordinario che dovrebbe cambiare le cose, offrendole felicità, svanisce. Si ritrova così piena di debiti per gli acquisti scellerati fatti per non farsi trovare impreparata quando l’amore nobile e aristocratico avrebbe bussato alla sua porta, o semplicemente per anticipare quella condizione desiderata. Guarda dalla finestra di casa o dal finestrino della rondine e tutto è sempre uguale, il solito grigiore piatto e noioso. Allora scalpita e cerca una soluzione per ridare colore, fa sì che Charles la sposi, progetta di fuggire con Rodolphe e pretende da Léon amore incondizionato fino a togliergli il respiro. Tutto all’inizio è una novità nella vita di Emma, una fugace ventata di freschezza che si trasforma ben presto in un alito fetido e insopportabile. La sua coerenza è nel non aver cercato, fino all’ultimo, di fare realmente qualcosa affinché la felicità la sorprendesse, avvenisse un cambiamento. Si è lasciata abbindolare da tutti coloro che le promettevano un contributo alla realizzazione di quel bello ideale, ha lasciato che Rodolphe la usasse per poi gettarla via come si fa con un cencio divenuto vecchio ed ha concesso a Léon tutte le attenuanti per abbandonarla. Mai ha agito rinunciando a uno dei suoi capricci. E tutto le si è rivoltato contro. Quegli eventi tanto straordinari e belli non sono arrivati e alla fine sono stati gli eventi nella loro fredda e spietata logica a decidere per lei, condannandola a morte. Emma sogna solo, non agisce mai, pronuncia poche e stentate parole. Le sue sono solo parole al vento, senza alcun potere performativo, decisionale, non provocano alcuna conseguenza. Parola e azione sono vuote, piatte, il nulla è tra loro il solo punto di contatto.

A cominciare dal suo matrimonio. Emma avrebbe voluto celebrarlo di notte a lume di candele ma lascia che suo padre prenda il sopravvento e organizzi una cerimonia rustica in cui la tavola rappresenta il simbolo della ricchezza della famiglia Roualt, attorno a cui, metaforicamente e letteralmente ruota l’intero matrimonio, perché il banchetto durerà sedici ore. Saranno serviti fricassea di pollo, vitello in umido, cosciotti arrosti, salsicciotti all’acetosella, porcellino da latte arrostito, crema gialla, e dulcis in fundo una monumentale torta a più piani che non ha nulla da invidiare ai moderni cake designers. Al primo piano un tempio con colonne in cartone, al secondo una torre di gateau de Savoie e  in cima a tutto, in un giardino con laghi di marmellata, si dondola un amorino su un’altalena di cioccolato. Ed unendo il tradizionale al genuino, ecco una deliziosa omelette alla contadina con contorno di spinaci alla normanna che Emma mangia ogni volta si reca alla locanda del Lion d’or dove farà la conoscenza di Léon.

Grazie al bellissimo albero di ciliegi che abbellisce il giardino della sua casa a Tostes, sarà invitata al ballo organizzato dal marchese di Andervilliers, a Vaubeyssard. Il marchese recatosi da Charles per curarsi un ascesso, resta colpito dalla prorompente bellezza del ciliegio e chiede delle marze grazie alle quali l’avvenenza e l’eleganza di Emma si riveleranno ai suoi occhi, dandole la possibilità di accedere a uno di quei balli tanto sognati durante la sua giovinezza. La frutta è costantemente presente nel romanzo di Flaubert, gustosissime marmellate di prugne, albicocche, ciliegie e alberi sfavillanti di drupe abbelliscono i giardini ed i viali della campagna. Irridono ad Emma sembrano quasi volerle comunicare in un’insolente e copiosa infruttescenza la gioia di vivere, la dolcezza dell’esistenza. Frutto di stagione, la ciliegia è il gusto scelto per il gelato, adagiato tra due spumosi strati di gateau de Savoie.

Godendosi un gelato al maraschino, nella sala del castello della Vaubeyssard, lascia che il lusso e lo sfavillio che la circondano in quel momento le facciano dimenticare la sua vita passata, prima agricola e poi piccolo-borghese.

Quando rincontrerà Léon, in occasione della rappresentazione di Lucia di Lammermoor, permetterà che l’illusione la raggiri ancora una volta. In compagnia di Léon e Charles, abbandonerà lo spettacolo prima della fine e degustando un incandescente sorbetto al rum, permetterà all’aspirante notaio di convincerla a trattenersi ancora un giorno, con la scusa di vedere il finale dell’opera, mandando a benedire tutte le aspirazioni mistiche.

La sua incapacità o non volontà a fare qualcosa, a prendere una decisione che implichi l’assunzione di una qualche responsabilità, trovano riscontro nel suicidio finale quando soffocata dai debiti e dagli eventi che le giocano tutti contro, non pronuncerà alcuna parola, ingurgiterà dell’arsenico formalizzando una condizione abituale nella sua vita: la morte.

GATEAU DE SAVOIE (6 persone)

6 uova

250g di zucchero

150g di farina

50g di fecola

la scorza di un limone

 

PROCEDIMENTO

Battere i tuorli d’uova con lo zucchero, l’impasto deve diventare bianco e spumoso. Da parte, mescolare la farina con la fecola e la scorza di limone. Montare a neve i bianchi d’uovo. Unire tutto allo zucchero e alle uova alternando un cucchiaio di farina, fecola e limone ad uno di bianco d’uova.

Cuocere 5  minuti a 200°, poi 40 minuti a 150°.

GELATO ALLE CILIEGIE (6 persone)

250g di latte intero

250g di panna

150g di zucchero

300g di ciliegie

  1. 1.      PROCEDIMENTO (per chi possiede il bimby)

Inserire nel boccale latte, panna e zucchero: 4min. 80°C vel.1 e mettere da parte e raffreddare. Senza lavare il boccale, inserire le ciliegie lavate: 10 sec. vel.8. Aggiungere la crema messa a raffreddare e amalgamare bene: 10 sec. vel. 4. Versare in un contenitore, largo e basso e porlo nel congelatore fino a completo congelamento. Al momento di servirlo, tagliarlo a cubetti, inserirli nel boccale e mantecare bene: 20 sec. vel.7 ed altri 10 sec. vel.4, spatolando. Servirlo subito o riporlo nuovamente nel congelatore.

  1. 2.      PROCEDIMENTO (per chi non ha il bimby)

Frullate le ciliegie con lo zucchero, dovete ottenere una purea piuttosto omogenea, poi unite il latte freddo. Nel frattempo montate a neve la panna, che deve essere fredda di frigorifero. Unite alla purea di ciliegie e latte la panna mescolando dal basso verso l’alto per non smontare il composto. Versate il composto in una ciotola e riponetela nel congelatore. Prima di servirlo, tagliarlo a cubetti e frullarlo mantecandolo bene.

 

A questo punto potete scegliere tra due modalità di farcitura:

  1. 1.      Dividete in due il gateau, bagnate abbondantemente ciascuna parte con il liquore al maraschino, farcite con uno strato di gelato alle ciliegie e riponete nel congelatore. Tiratelo fuori almeno una mezz’ora prima di servirlo.                                                 IMG_1337(2)
  2. 2.      Al momento di servire ricavate dal gateau uno o più dischetti, non molto spessi, in base al numero di persone, bagnateli con il liquore al maraschino e ricoprire con palline di gelato. Decorare secondo il proprio gusto.   IMG_1357(1)

SPINACI ALLA NORMANNA (4 PERSONE)                                                       2418

-1kg di spinaci (anche surgelati vanno bene)

-400 ml di panna

-burro

-sale

-pepe

-noce moscata

PROCEDIMENTO

Lavare e lessare gli spinaci, sgocciolarli, raffreddarli sotto acqua fredda e tritarli.

Trasferirli in una casseruola sul fuoco con un bel pezzo di burro, il sale, il pepe e la noce moscata.

Una volta tolti dal fuoco, mescolarvi la panna.

OMELETTE ALLA CONTADINA (3 PERSONE)                                                            2413

-100gr di salsiccia scamosciata o prosciutto crudo

-6 uova

-3 fette di pane casareccio

-30 gr di burro

-sale e pepe q.b.

-formaggio grattugiato

PROCEDIMENTO

Tagliare a dadini la salsiccia e rosolarla in padella con il burro.

Ricavare dalle tre fette di pane sei tartine e rosolarle in padella o passarle al grill.

Rompere le uova separando i tuorli dagli albumi. Montare a neve i bianchi e lavorare i tuorli con il pepe, il sale e il formaggio grattugiato.

Mescolare il tutto e versare sulle tartine e aggiungervi sopra i dadini di salsiccia.

Infornare per 8/10 minuti in forno caldo.

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